La Cappella Sistina delle Ande: Quando ho Scoperto il Tesoro Nascosto di Andahuaylillas (e Quasi me lo Sono Perso)

Devo essere sincero con voi: quando ho visto “Andahuaylillas” nel mio itinerario del Perù, ho pensato “Ma dai, un’altra chiesa coloniale… ne ho già viste troppe”. Stavo per saltarla completamente. Avevo già prenotato il bus per Ollantaytambo e tutto. Poi però, mentre stavo scorrendo Instagram alle 7:30 del mattino (lo so, pessima abitudine), ho visto una foto che mi ha fatto fermare di colpo.

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“Aspetta un attimo…” ho mormorato al mio caffè freddo. “Ma quella roba dorata là dietro… non può essere vera.” Era una storia di un travel blogger che mostrava l’interno di questa chiesa, e giuro che per un secondo ho pensato fosse la Cappella Sistina. No, davvero. Ho fatto screenshot e ho ingrandito l’immagine fino a vedere i pixel.

Ecco il punto: stavo per commettere quello che probabilmente sarebbe stato l’errore più grande del mio viaggio in Perù. Mentre scrivo questo articolo, sto guardando le foto sul mio telefono e ancora mi viene da ridere pensando a quanto sono stato stupido. La Chiesa di San Pedro Apóstol di Andahuaylillas – o come la chiamano qui, “La Cappella Sistina delle Ande” – è probabilmente una delle cose più belle che abbia mai visto in vita mia.

E pensare che stavo per farmela scappare per risparmiare mezza giornata. Madonna mia, quanto sono stato scemo. Se state leggendo questo articolo perché state pianificando il vostro viaggio a Cusco, fate un favore a voi stessi: qualunque cosa abbiate in programma quel giorno, spostatela. Questa chiesa merita una deviazione dal vostro itinerario, credetemi sulla parola.

Dove Diavolo si Trova Andahuaylillas (E Perché il GPS mi ha Fatto Impazzire)

Allora, prima cosa: Andahuaylillas non è esattamente dietro l’angolo da Cusco. Sono circa 37 chilometri verso sud-est – no, aspettate, mi sono sbagliato prima quando ho detto 40, sono proprio 37. Dettagli che fanno la differenza quando hai la batteria del telefono al 15% e stai cercando di capire se il colectivo che hai preso va nella direzione giusta.

Il problema principale è che il segnale in quella zona fa letteralmente schifo. Google Maps si è impallato tre volte, e alla fine ho dovuto scaricare le mappe offline – cosa che ovviamente avrei dovuto fare prima di partire, ma chi ci pensa mai? Il viaggio dovrebbe durare circa 45 minuti, ma dipende tutto da che tipo di trasporto scegli.

Io ho optato per il colectivo (i minibus locali) che partono dalla Avenida de la Cultura a Cusco. Costa solo 3.50 soles, contro i 60-80 soles che ti chiedono per un taxi privato. Certo, devi aspettare che si riempia completamente – e quando dico completamente, intendo che mettono anche due persone sui sedili fatti per una – ma l’esperienza vale la pena.

Ho chiacchierato con una signora che vendeva tessuti al mercato di Pisaq, e mi ha raccontato che lei fa questo tragitto ogni giorno da quindici anni. “La chiesa è bella,” mi ha detto in uno spagnolo misto a quechua che ho capito a malapena, “ma il paese è tranquillo. Troppo tranquillo per i giovani.”

La Cappella Sistina delle Ande
Immagine relativa a La Cappella Sistina delle Ande

Il Viaggio che Non Ti Aspetti

Il paesaggio lungo la strada cambia gradualmente. Si esce dal caos di Cusco e ci si ritrova in una campagna andina che sembra uscita da una cartolina, se non fosse per i fili elettrici e le antenne paraboliche che spuntano dalle case di adobe. Le montagne sembrano più vicine, più imponenti. L’aria è più pulita, ma anche più sottile – ho sentito subito la differenza.

Il colectivo si è fermato almeno sei volte per far salire e scendere gente. A un certo punto è salita una famiglia con tre bambini e due galline in una gabbia di legno. I bambini mi guardavano con curiosità, probabilmente chiedendosi cosa ci facesse un gringo su quel bus.

Quando finalmente sono arrivato ad Andahuaylillas, la prima impressione è stata… deludente. Il paese sembra non avere niente di speciale: case basse, strade sterrate, qualche cane randagio che gira pigro sotto il sole. La piazza principale è piccola, con pochi alberi e panchine che hanno visto giorni migliori.

La Prima Impressione che mi ha Quasi Fatto Tornare Indietro

E qui arriva il momento in cui ho quasi rovinato tutto. Guardando la chiesa dall’esterno, ho pensato: “Ecco, sono venuto fin qui per questo?” La facciata è semplice, bianca, con due torri campanarie che non hanno niente di particolare. Sembra una chiesa coloniale come tante altre che ho visto in Sud America.

Ho fatto il giro della piazza, ho comprato una Coca-Cola da un negozietto (2 soles, il doppio di quello che costa a Cusco), e ho quasi deciso di prendere il prossimo colectivo di ritorno. Stavo già pensando al post Instagram: “Andahuaylillas: sopravvalutata. Risparmiatevi il viaggio.”

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Il problema è che noi viaggiatori moderni siamo abituati a giudicare tutto dall’esterno, dalla prima impressione, dalla foto perfetta per i social. Io stesso stavo già inquadrando la chiesa con il telefono, pensando a quale filtro usare per farla sembrare più interessante di quello che mi sembrava.

Poi però ho sentito della musica che veniva dall’interno. Non musica moderna, ma qualcosa di antico, solenne. Era un gruppo di turisti con una guida che stava spiegando qualcosa in inglese. Ho pensato: “Vabbè, già che ci sono, diamo un’occhiata veloce.”

Ragazzi, mai decisione fu più azzeccata.

Entrare nella Chiesa: Quando la Mascella mi è Caduta a Terra

Il momento in cui ho varcato quella porta è stato… come dire… un pugno nello stomaco. Ma nel senso buono. Tipo quando vedi una persona bellissima e per un secondo ti dimentichi di respirare.

La Cappella Sistina delle Ande
Immagine relativa a La Cappella Sistina delle Ande

L’interno di questa chiesa è qualcosa che non riesco ancora a descrivere completamente. Immaginate le pareti completamente ricoperte di affreschi coloratissimi, soffitti decorati con motivi floreali dorati, altari che sembrano gioielli giganti. È come se qualcuno avesse preso la Cappella Sistina e l’avesse trasportata nelle Ande, aggiungendoci un tocco di arte indigena che rende tutto ancora più magico.

“Madonna mia,” ho sussurrato, e la guida turistica si è girata verso di me sorridendo. “Prima volta?” mi ha chiesto in italiano. Quando ho annuito, ha riso. “Si vede dalla faccia. Tutti fanno la stessa espressione.”

I colori sono incredibili: rossi, blu, verdi, oro che brilla anche con la luce fioca che filtra dalle piccole finestre. Gli affreschi raccontano scene bibliche, ma mescolate con simboli incaici e motivi andini. È un sincretismo religioso che ti lascia senza parole. Ho provato a fare delle foto, ma il mio iPhone non riusciva a catturare nemmeno un decimo della bellezza reale. La luce, i riflessi, la profondità dei colori… impossibile.

Don Carlos, la guida locale (un signore di circa sessant’anni con un sorriso che vale il viaggio), mi ha spiegato che gli affreschi risalgono al XVII secolo. “Guardi qui,” mi ha detto indicando un dettaglio che non avrei mai notato da solo, “vede quei fiori? Non sono europei. Sono fiori andini. Gli artisti indigeni hanno mescolato la loro cultura con quella imposta dai colonizzatori.”

I Dettagli che Nessuno ti Dice (Ma Dovresti Sapere)

Una cosa importante: le foto all’interno sono vietate senza permesso speciale, e anche se lo ottieni, devi pagare un extra. All’inizio mi sono arrabbiato – volevo documentare tutto per il blog – poi ho capito che forse era meglio così. Mi sono goduto l’esperienza senza la pressione di dover catturare tutto.

C’è un particolare che ho notato solo alla seconda visita (sì, ci sono tornato il giorno dopo): in uno degli affreschi del soffitto c’è un piccolo pappagallo colorato nascosto tra i motivi floreali. Don Carlos mi ha detto che è un simbolo di buona fortuna, e che molti visitatori se lo perdono completamente.

La cosa che mi ha colpito di più è stata vedere alcune persone del paese entrare per pregare davvero. Non erano turisti, erano fedeli che venivano per la messa o per accendere una candela. Mi ha fatto riflettere su quanto sia importante rispettare il fatto che questo non è solo un museo, ma un luogo di culto ancora attivo.

La Storia che mi ha Fatto Venire i Brividi

Don Carlos ha una voce profonda e pausata, perfetta per raccontare storie. Mentre eravamo seduti su una panchina di legno che scricchiolava a ogni movimento, mi ha spiegato la storia di questa chiesa in un modo che non dimenticherò mai.

“Vede, señor Marco,” ha iniziato (dopo che gli avevo detto il mio nome), “questa chiesa è stata costruita nel 1570, ma quello che vede oggi è il risultato di quasi cento anni di lavoro. Gli artisti erano indigeni, ma dovevano dipingere storie cristiane che non conoscevano, in uno stile europeo che non era il loro.”

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La Cappella Sistina delle Ande
Immagine relativa a La Cappella Sistina delle Ande

Mi ha raccontato di come i maestri muratori e pittori locali abbiano trovato il modo di inserire elementi della loro cultura ancestrale negli affreschi cristiani. “È stata una forma di resistenza silenziosa,” ha detto. “Non potevano praticare apertamente la loro religione, ma potevano nascondere i loro simboli nell’arte sacra cattolica.”

A partire dal 2025, gli studi più recenti suggeriscono che molti dei pigmenti utilizzati provenivano da minerali locali estratti nelle miniere vicine. Questo spiegherebbe l’intensità dei colori che si sono conservati così bene dopo quattro secoli.

La storia mi ha fatto venire i brividi, ma anche un senso di disagio. Da una parte c’è questa bellezza artistica incredibile, dall’altra c’è la storia di un popolo costretto ad abbandonare le proprie tradizioni. È una contraddizione che mi ha accompagnato per tutto il resto del viaggio.

Don Carlos deve aver notato la mia espressione perplessa. “La storia è complicata, señor. Ma l’arte… l’arte è quello che rimane. È il ponte tra due mondi.”

Informazioni Pratiche (Che ho Imparato a Mie Spese)

Ora arriviamo alla parte pratica, quella che avrei voluto sapere prima di partire e che ho imparato commettendo tutti gli errori possibili.

La chiesa ufficialmente apre alle 9:00, ma in realtà… beh, siamo in Perù. Il primo giorno sono arrivato alle 9:15 e ho trovato tutto chiuso. Il custode è arrivato alle 9:45 bevendo tranquillamente il suo tè. “Disculpe, señor,” mi ha detto sorridendo, “el desayuno es sagrado” (la colazione è sacra).

L’ingresso costa 15 soles (circa 4 euro) a partire da gennaio 2025, ma c’è un trucco che ho scoperto il secondo giorno: se compri il “Boleto Turístico del Valle Sur” a 70 soles, includi anche Tipon e Pikillaqta. Se hai intenzione di visitare più siti archeologici della zona, conviene decisamente.

Errore costoso che ho fatto: non ho portato contanti la prima volta. Pensavo che nel 2025 tutti accettassero carte o pagamenti digitali, ma qui siamo ancora nell’era del cash. Ho dovuto tornare al paese a cercare un bancomat (che ovviamente non funzionava) e cambiare dollari in un negozietto a un tasso pessimo.

La Cappella Sistina delle Ande
Immagine relativa a La Cappella Sistina delle Ande

Per quanto riguarda le app utili: Google Translate con la fotocamera funziona bene per i cartelli informativi, ma non aspettatevi miracoli con la connessione. Maps.me con le mappe offline è essenziale.

Il Momento Migliore per Visitare (Secondo la Mia Esperienza)

La luce fa una differenza enorme per vedere gli affreschi. Il momento migliore è tra le 10:00 e le 11:30, quando il sole entra dalle finestre laterali e illumina naturalmente le decorazioni dorate. Nel pomeriggio la chiesa è più buia e i dettagli si perdono.

Ho avuto la fortuna di trovarmi lì un martedì mattina, e per circa venti minuti sono stato praticamente da solo con Don Carlos. Nei weekend arrivano i gruppi organizzati da Cusco, e l’esperienza diventa meno intima.

Il tempo può influire sulla visita più di quanto pensiate. Se c’è nebbia (cosa comune al mattino presto), il viaggio da Cusco diventa più lungo e pericoloso. Se piove, il colectivo potrebbe non partire affatto.

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Quello che Nessuno ti Dice su Andahuaylillas

Dopo aver visitato la chiesa, ho deciso di esplorare un po’ il paese. E qui ho fatto alcune scoperte che non sono su nessuna guida turistica.

Prima di tutto, c’è un negozietto gestito da una signora di nome Esperanza (nome perfetto, no?) che vende tessuti fatti a mano dalla sua famiglia. Non è il solito souvenir turistico – sono pezzi autentici, e lei ti racconta la storia di ogni disegno. Ho comprato una sciarpa di alpaca per mia sorella, e Esperanza mi ha spiegato che i colori vengono ancora tinti con piante locali.

“I turisti vengono, vedono la chiesa, fanno foto, se ne vanno,” mi ha detto mentre preparava un tè di coca. “Ma il paese ha altre storie da raccontare.”

Ha ragione. Ho scoperto che la domenica c’è un piccolo mercato nella piazza dove i contadini della zona vendono prodotti freschi. Niente di spettacolare, ma autentico al 100%. Ho assaggiato il miglior cuy chactado della mia vita in una piccola fonda gestita da una famiglia. Il cuy (porcellino d’India) non è per tutti, lo ammetto, ma preparato così, croccante e speziato, è davvero buono.

La cosa più bella è stata incontrare alcuni bambini che tornavano da scuola. Uno di loro, un ragazzino di forse dieci anni, mi ha chiesto in un inglese stentato da dove venivo. Quando ho detto “Italia”, i suoi occhi si sono illuminati. “Come Messi!” ha esclamato. Ho dovuto spiegargli che Messi è argentino, ma la sua gioia era contagiosa.

La Cappella Sistina delle Ande
Immagine relativa a La Cappella Sistina delle Ande

Perché Devi Assolutamente Andarci (E Cosa Farei Diversamente)

Mentre scrivo queste ultime righe, un amico mi ha appena mandato un messaggio chiedendomi consigli per il suo viaggio in Perù il prossimo mese. La prima cosa che gli ho scritto è stata: “Non saltare Andahuaylillas, qualunque cosa tu faccia.”

Questa visita ha cambiato completamente la mia percezione del Perù. Prima pensavo che tutto ruotasse attorno a Machu Picchu e al Cammino Inca. Invece ho scoperto che ci sono tesori nascosti ovunque, basta uscire dai percorsi battuti e avere la pazienza di cercare.

Se dovessi rifare il viaggio, l’unica cosa che cambierei sarebbe di dedicare più tempo al paese stesso. Sono rimasto solo mezza giornata, ma avrei potuto facilmente passarci una giornata intera. Magari dormire in uno degli alloggi rurali della zona e svegliarmi con il suono delle campane della chiesa.

L’errore da non fare assolutamente è quello che stavo per fare io: saltarla perché “è solo un’altra chiesa”. Non è solo un’altra chiesa. È un capolavoro nascosto che merita di essere scoperto con calma, rispetto e curiosità.

E per favore, quando ci andate, fatelo in modo responsabile. Rispettate il fatto che è un luogo sacro, sostenete l’economia locale comprando qualcosa dai negozietti del paese, e lasciate il posto pulito come l’avete trovato. Questi tesori si preservano solo se tutti noi viaggiatori facciamo la nostra parte.

Se dopo aver letto questo articolo decidete di andare, mandatemi una foto (senza flash, mi raccomando!). Sono curioso di sapere se anche voi avrete la stessa reazione che ho avuto io quando ho varcato quella porta.

Perché alla fine, viaggiare non è solo vedere posti nuovi. È anche scoprire che il mondo è pieno di meraviglie nascoste, e che a volte le più belle sono quelle che quasi ci lasciamo scappare.

Riguardo l’autore: Marco si dedica a condividere esperienze di viaggio reali, consigli pratici e prospettive uniche, sperando di aiutare i lettori a pianificare viaggi più rilassanti e piacevoli. Contenuto originale, scrivere non è facile, se serve ristampare, per favore nota la fonte.

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