
Puno: Il Cuore Folcloristico del Perù
Devo essere sincero con voi: quando ho visto quel post su Instagram di una mia amica che ballava in costume tradizionale per le strade di Puno, la mia prima reazione è stata “ma dove diavolo si è cacciata?”. Era il 2025/5, stavo scrollando il feed mentre aspettavo il caffè alle 7:30 del mattino (sì, sono uno di quelli che controlla il telefono appena sveglio), e quella foto mi ha letteralmente fermato il dito a metà swipe.
Articoli correlati: Pucará: L’Arte della Ceramica Andina
Colori così vivaci che sembravano usciti da un filtro Instagram particolarmente generoso, danze che non avevo mai visto, musica che riuscivo quasi a sentire attraverso lo schermo. Lei aveva scritto: “Puno mi ha cambiato la vita” con una serie di emoji cuoricini e lacrime di gioia che, lo ammetto, mi hanno fatto storcere un po’ il naso. Ma quella frase non me la sono più tolta dalla testa.
Tre mesi dopo ero lì, a 3827 metri di altitudine, con il fiato corto e una valigia piena di aspettative contrastanti. Pensavo fosse solo una tappa obbligata verso il Titicaca, un posto dove fermarsi una notte prima di dirigersi verso le isole galleggianti. Quanto mi sbagliavo.
Mentre scrivo questo articolo, sto ancora ascoltando quella playlist di musica andina che ho creato dopo il viaggio. Ogni tanto parte “El Cóndor Pasa” e mi ritrovo con gli occhi lucidi, pensando a quei momenti in cui ho capito che il folklore non è solo spettacolo per turisti, ma identità culturale vivente che ti entra nelle ossa.
Se state leggendo questo articolo probabilmente vi trovate nella mia stessa situazione di allora: curiosi ma scettici, attratti ma non del tutto convinti. Vi prometto che quello che scoprirete qui non lo troverete nelle guide tradizionali, perché sono cose che ho vissuto sulla mia pelle, errori che ho commesso, sorprese che mi hanno spiazzato e piccole rivelazioni che mi hanno fatto innamorare perdutamente di questa città.
La Mia Prima Impressione di Puno (e Come Mi Sbagliavo Completamente)
L’autobus da Cusco mi ha scaricato in una mattina grigia di maggio, con quel vento tagliente che solo l’altopiano può regalare. Prima sensazione: “Madonna che freddo”. Seconda sensazione: “Ma dove sono finito?”. Le strade sembravano normali, quasi anonime, niente a che vedere con l’esplosione di colori che avevo visto sui social.
Il mio primo errore è stato giudicare Puno dalle apparenze. Mentre trascinavo la valigia verso l’hotel, osservavo i palazzi bassi, le strade polverose, i negozi che vendevano di tutto un po’. “Ecco”, pensavo, “la classica città di passaggio sudamericana”. Avevo prenotato solo due notti, giusto il tempo di vedere il lago e scappare verso La Paz.
Il risveglio è arrivato il primo pomeriggio. Stavo cercando disperatamente un segnale WiFi decente per caricare le prime foto (eh sì, anche io sono vittima della sindrome da condivisione immediata), quando ho sentito dei tamburi in lontananza. Non il solito folklore da ristorante turistico, ma qualcosa di diverso, più profondo.
Ho seguito il suono e mi sono ritrovato in mezzo a una processione che non era segnata su nessuna guida. Uomini e donne in costume tradizionale stavano sfilando per una via laterale, danzando con una serietà e una passione che mi hanno fatto venire i brividi. Non c’erano turisti, non c’erano fotografi professionali, solo la comunità locale che celebrava… cosa? Non lo sapevo nemmeno.
Mi sono avvicinato a un signore anziano che guardava dalla soglia del suo negozio. In un mix di spagnolo stentato e gesti, sono riuscito a capire che era una festa dedicata a un santo locale. “Ogni settimana c’è qualcosa”, mi ha detto sorridendo. “Puno non dorme mai”.
Ecco il momento in cui ho capito di aver sottovalutato tutto. Questa non era una città di passaggio, era un laboratorio culturale a cielo aperto. Il problema è che nessuno te lo dice, devi scoprirlo per caso, come ho fatto io.
Quella sera, invece di pianificare la partenza, ho cancellato la prenotazione del bus per La Paz e ho esteso il soggiorno. Il WiFi dell’hotel faceva pietà (ancora oggi mi chiedo come abbiano fatto a sopravvivere così tanto tempo con quella connessione), ma per una volta non mi importava. Avevo capito che stavo per vivere qualcosa di speciale.
Consiglio pratico numero uno: non sottovalutate l’altitudine. I primi giorni bevete molta acqua, evitate alcolici e non fate sforzi eccessivi. Io ho commesso l’errore di salire le scale dell’hotel di corsa il primo giorno e ho visto le stelle. Il mate de coca è vostro amico, bevetene quanto volete.
Le Feste che Ti Cambiano la Vita (Calendario Folcloristico Pratico)
La Candelaria – Febbraio, Il Gigante del Folklore
“Ero completamente impreparato alla grandezza di questa festa”. Questa è la frase che ho scritto nel mio diario il 3 febbraio, dopo aver assistito alla prima giornata della Festa della Candelaria. E quando dico grandezza, non parlo solo di numeri (anche se 40.000 danzatori non sono bruscolini), parlo di intensità emotiva.

La Candelaria non è una festa, è un’esperienza che ti travolge. Inizia ufficialmente il 2 febbraio e si protrae per due settimane, ma la città inizia a prepararsi già da gennaio. Errore da non commettere: pensare di trovare alloggio all’ultimo minuto. I prezzi degli hotel triplicano e molti posti sono prenotati con un anno di anticipo.
Io ho avuto fortuna. Una famiglia locale, i Mamani, mi ha praticamente “adottato” dopo avermi visto perso e confuso davanti alla cattedrale. “Turista?”, mi ha chiesto la signora Rosa in un italiano maccheronico imparato da non so dove. Quando ho annuito, mi ha preso per mano e mi ha trascinato nella loro casa per condividere il pranzo.
Qui arriva il primo consiglio per risparmiare: invece di pagare cifre folli per gli hotel, cercate una famiglia che affitti stanze. Non solo spenderete il 60% in meno, ma vivrete la festa dall’interno. I Mamani mi hanno fatto indossare il costume tradizionale del loro gruppo di danza e mi hanno insegnato i passi base della Diablada.
La Diablada, per chi non lo sapesse, è la danza più spettacolare della Candelaria. Danzatori mascherati da diavoli, arcangeli e china supay (diavoli femminili) si sfidano in una battaglia simbolica tra bene e male. Il costume può pesare fino a 15 chili e costa quanto una macchina usata. Io ho ballato per mezz’ora e ho rischiato il collasso, loro vanno avanti per ore.
Articoli correlati: Paracas: Dove il Deserto Bacia l’Oceano
Elemento digitale moderno: Durante la festa, il traffico dati va in tilt. Tutti vogliono condividere foto e video, ma la rete non regge. Il mio consiglio è di scaricare mappe offline e non contare troppo su Google Translate in tempo reale.
Altre Feste Imperdibili (Ma Meno Conosciute)
Gennaio porta Alasitas, la festa delle miniature che ho scoperto per puro caso. Stavo camminando per il mercato quando ho visto bancarelle piene di oggetti in miniatura: casette, macchine, banconote finte, diplomi universitari. “È la festa dei desideri”, mi ha spiegato un venditore. “Compri in miniatura quello che vuoi ottenere nella realtà”.
Ho comprato una macchinetta fotografica in miniatura (costava 2 soles, circa 50 centesimi) e l’ho fatta benedire da un prete aymara. Sei mesi dopo ho vinto un concorso fotografico. Coincidenza? Forse. Ma quella macchinetta sta ancora sulla mia scrivania.
La scoperta più esclusiva è stata una processione notturna che ho beccato per caso il 15 agosto. Stavo tornando in hotel verso mezzanotte quando ho visto delle luci muoversi nel buio. Era la processione dell’Assunta, ma versione locale, con canti in quechua e danze che non avevo mai visto prima. Zero turisti, solo fede autentica.
Calendario ottimizzato per chi ha poco tempo:
– Gennaio: Alasitas (6 gennaio) – perfetta per iniziare l’anno con i desideri
– Febbraio: Candelaria (2-15 febbraio) – il must assoluto
– Maggio: Festa delle Croci (3 maggio) – meno turistica ma molto autentica
– Agosto: Assunta (15 agosto) – processioni notturne magiche
Onestamente, a volte mi perdevo tra tutti i nomi delle danze… Morenada, Caporales, Tinku, Kullawada… ma fa parte del fascino. Non serve capire tutto, serve sentire.
I Luoghi dell’Anima – Dove il Folklore Prende Vita
Il Centro Storico Oltre le Cartoline
La Cattedrale di Puno non è solo bella, è un libro di storia aperto. La facciata barocca nasconde un interno che racconta cinque secoli di sincretismo religioso. Quello che mi ha colpito di più non sono stati gli ori e gli argenti, ma un dettaglio che probabilmente sfugge ai tour veloci: i volti dei santi hanno lineamenti indigeni.
“Vedete quella Madonna?”, mi ha sussurrato la guida, una signora di settant’anni con gli occhi vispi. “Ha il viso di una donna aymara. I nostri antenati hanno cristianizzato i santi, ma i santi hanno anche imparato ad essere andini”.
Casa del Corregidor è il museo che nessuno conosce, ma dovrebbe essere tappa obbligata. Si trova a due isolati dalla piazza principale, in un palazzo coloniale che sembra abbandonato dall’esterno. All’interno custodisce la collezione di costumi tradizionali più completa della regione. Il biglietto costa 10 soles (2,50 euro circa) e spesso sei l’unico visitatore.
Il custode, don Carlos, è un pozzo di sapienza. Mi ha raccontato che ogni costume racconta una storia: il colore dei nastri indica lo stato civile, il numero di specchietti sulla maschera rappresenta gli anni di esperienza nella danza, la forma del cappello identifica il villaggio di origine.

Evitate la trappola del “tour veloce”. I tour organizzati vi portano nella cattedrale per dieci minuti, foto di gruppo davanti all’altare e via. Perdete tutto il contesto, tutte le storie, tutta l’anima del posto.
I Mercati – Laboratori di Cultura Vivente
Mercado Bellavista vs Mercado Central: ecco il dilemma. Il primo è più turistico ma organizzato, il secondo è autentico ma caotico. Io li ho girati entrambi e vi dico la verità: dipende da cosa cercate.
Al Mercado Central ho imparato a riconoscere i tessuti originali da quelli fatti in serie. La differenza sta nei dettagli: i tessuti autentici hanno piccole imperfezioni, colori che variano leggermente, fili che sporgono qua e là. “La perfezione è industriale”, mi ha detto una tessitrice. “L’imperfezione è umana”.
Elemento digitale utile: Google Translate con la fotocamera è un salvavita per i nomi dei prodotti locali. Quinoa, kiwicha, cañihua… suonano tutti uguali ma sono cereali completamente diversi.
Aspetta, ora mi ricordo meglio – non era il mercato Bellavista dove ho comprato il chullo (il cappello di lana con le orecchie), era quello centrale… Vabbè, l’importante è che quel cappello mi ha salvato la vita durante le notti gelide sul Titicaca.
Scelta ambientale: comprare prodotti locali non è solo una questione economica, è un atto politico. Ogni sol speso per quinoa locale invece che per souvenir cinesi è un voto per l’economia sostenibile della regione.
Le Isole del Titicaca – Folklore Galleggiante
Uros – Oltre il Circo Turistico
Vi dico la verità, la prima volta che ho messo piede su un’isola galleggiante degli Uros mi sono sentito un po’ a disagio. C’era qualcosa di troppo organizzato, troppo perfetto, troppo… turistico. I bambini che cantavano in inglese, le donne che mostravano come tessere con movimenti meccanici, gli uomini che spiegavano la costruzione delle isole con lo stesso copione ripetuto mille volte.
Articoli correlati: Máncora After Dark: Notti Tropicali
Ma poi ho deciso di dormire una notte sull’isola. Questa è un’esperienza che pochi fanno e che cambia completamente la prospettiva. Quando i tour se ne vanno e cala il sole, gli Uros tornano ad essere se stessi.
La famiglia che mi ha ospitato, i Coila, mi ha raccontato la vera storia delle isole galleggianti. Non è folklore turistico, è strategia di sopravvivenza millenaria. “I nostri antenati si rifugiavano sul lago quando arrivavano i nemici”, mi ha spiegato il patriarca mentre condividevamo una cena a base di pesce del lago. “Le isole si potevano spostare, nascondere, dividere. Erano fortezze mobili”.
Come distinguere l’autentico dal turistico: le isole più vicine alla riva sono quelle “da spettacolo”, quelle più lontane sono quelle dove vivono davvero le famiglie. Il costo per dormire è di circa 80 soles a persona (20 euro), inclusi cena e colazione.
Il dibattito sulla commercializzazione della cultura è complesso. Da una parte capisci che il turismo porta soldi necessari per la sopravvivenza, dall’altra ti chiedi se questa esposizione continua non stia snaturando tradizioni millenarie. Non ho risposte definitive, solo domande che mi porto dietro.
Taquile – Il Tesoro Nascosto
Non me l’aspettavo, ma è sull’isola di Taquile che ho vissuto il momento più autentico di tutto il viaggio. Mentre gli Uros sono diventati un’attrazione turistica, Taquile mantiene un’autenticità che ti spiazza.
L’isola è patrimonio UNESCO per i suoi tessuti, ma quello che mi ha colpito di più è stata l’organizzazione sociale. Qui vige ancora il sistema comunitario andino: ayni (reciprocità), minga (lavoro collettivo), ayllu (comunità estesa). Non sono concetti astratti, li vedi funzionare nella vita quotidiana.
Gli uomini che tessono (sì, qui tessono gli uomini, non le donne) mi hanno insegnato che ogni cappello racconta una storia. I celibi portano cappelli rossi e bianchi, i sposati solo rossi, i vedovi solo bianchi. Il livello di dettaglio nei ricami indica lo status sociale e l’abilità artistica.

Trekking sull’isola: Taquile è montuosa e l’altitudine si fa sentire. Portate acqua, crema solare e andate piano. Il sentiero principale è ben segnalato, ma alcune deviazioni possono essere confuse. Il panorama dall’alto ripaga ogni fatica.
Un amico mi ha appena scritto che ora c’è anche un piccolo WiFi spot nel centro dell’isola… I tempi cambiano, anche qui. Non so se sia un bene o un male, ma sicuramente è un segno che nemmeno i luoghi più remoti sfuggono alla digitalizzazione.
Il momento magico è stato il tramonto visto dalla terrazza della casa dove ho pranzato. Il Titicaca che si colora di oro, le montagne della Bolivia che si stagliano all’orizzonte, il silenzio rotto solo dal vento… Ecco, questo è il momento in cui ti innamori perdutamente del posto.
Mangiare il Folklore – Cucina Tradizionale e Moderne Contaminazioni
Il primo assaggio di quinoa soup mi ha fatto capire perché questo cereale è considerato sacro dalle popolazioni andine. Non era la quinoa insipida che avevo provato nei ristoranti salutisti di Milano, ma un brodo ricco, cremoso, pieno di sapori che non sapevo nemmeno esistessero.
La signora Rosa (sempre lei, la mia “mamma adottiva” di Puno) me l’aveva preparata con verdure del suo orto, carne di alpaca e una miscela di erbe che crescono solo sull’altopiano. “La quinoa è la madre di tutti i cereali”, mi aveva detto mentre mescolava la pentola. “Ha tutti gli aminoacidi che servono per vivere in altura”.
Piatti imperdibili che ho scoperto durante il soggiorno:
– Trucha del Titicaca: il pesce locale, fresco e saporito, preparato in mille modi diversi
– Papas nativas: patate di varietà antiche che hanno sapori incredibili (ne esistono più di 200 varietà!)
– Quinoa en todas sus formas: non solo zuppe, ma anche dolci, bevande, secondi piatti
– Chuño: patate disidratate che sembrano sassi ma sono buonissime reidratate
Dove mangiare spendendo poco ma bene: evitate i ristoranti intorno alla piazza principale, sono trappole per turisti. Le migliori esperienze culinarie le ho avute nei mercati e nelle piccole trattorie frequentate dai locali. Un pranzo completo costa tra i 15 e i 25 soles (4-6 euro).
Ristorante “Mojsa” (che significa “dolce” in quechua) è diventato il mio punto di riferimento. La proprietaria, una chef che ha studiato a Lima ma è tornata a valorizzare la cucina tradizionale, prepara piatti che rispettano la tradizione ma con presentazioni moderne. Il risultato è sorprendente.
Elemento digitale sorprendente: anche a Puno funzionano le app di delivery! Rappi e Glovo sono arrivati anche qui, anche se le opzioni sono limitate. Utile per le serate pigre dopo giornate intense di esplorazione.
Mamma mia, ho fatto l’errore di ordinare ceviche a 3800 metri di altitudine… lezione imparata! Il pesce crudo e l’altitudine non vanno d’accordo, fidatevi. Quella notte l’ho passata abbracciato al water dell’hotel.
Articoli correlati: Chivay: Relax nelle Terme Andine
Sensibilità ambientale: scegliete ristoranti che usano ingredienti locali. Non solo il cibo è più buono e fresco, ma supportate l’economia locale e riducete l’impatto ambientale dei trasporti.
Consigli Pratici per Non Sembrare un Turista Qualunque
Abbigliamento: Il rispetto passa anche dal vestire. Durante le feste religiose evitate pantaloncini corti, canottiere e cappelli. Le donne dovrebbero coprire le spalle nelle chiese. Io ho sempre viaggiato con un paio di pantaloni lunghi e una camicia a maniche lunghe per le occasioni formali.
I colori hanno significato nelle culture andine. Il rosso rappresenta la forza, il giallo la saggezza, il verde la natura. Non serve vestirsi come un arcobaleno, ma evitate il nero totale che è associato al lutto.
Fotografia: Regola d’oro non scritta: chiedete sempre il permesso prima di fotografare persone in costume tradizionale. Molti accettano in cambio di una piccola mancia (5-10 soles), altri rifiutano categoricamente. Rispettate sempre la decisione.

Durante le processioni religiose evitate di fotografare i momenti più sacri. C’è differenza tra documentare una festa e invadere un momento di preghiera.
Interazione: Imparare qualche frase in quechua apre i cuori più di quanto possiate immaginare. “Rimaykullayki” (ciao), “Sulpayki” (grazie), “Allinchu?” (come stai?) sono sufficienti per strappare sorrisi e creare connessioni autentiche.
Mentre stavo scrivendo questa sezione, mi è venuto in mente l’imbarazzo di quando ho tentato di dire “grazie” in quechua pronunciando “sulpayki” come “zuppa-iki”… La signora del mercato ha riso per cinque minuti, ma poi mi ha insegnato la pronuncia corretta con una pazienza infinita.
Tecnologia: Scaricate Google Translate offline per spagnolo e, se possibile, quechua. Le mappe offline sono essenziali perché il GPS spesso impazzisce in montagna. Power bank è obbligatorio: il freddo scarica le batterie più velocemente.
App utili specifiche per Puno:
– iOverlander per trovare parcheggi e servizi
– XE Currency per conversioni rapide sol/euro
– Citymapper funziona anche qui, sorprendentemente
Errori comuni da evitare assolutamente:
– Non portare abbastanza contanti (molti posti non accettano carte)
– Sottovalutare il freddo notturno (anche d’estate le temperature scendono sotto zero)
– Bere alcolici i primi giorni (l’altitudine amplifica gli effetti)
– Comprare souvenir senza contrattare (è parte del gioco, offendete se non lo fate)
– Pianificare tutto nei minimi dettagli (le sorprese migliori arrivano dall’improvvisazione)
Il Cuore che Batte Ancora
Guardando le foto sul mio telefono mentre scrivo queste righe, mi rendo conto che Puno mi ha cambiato in modi che non avrei mai immaginato. Non è stata solo una destinazione turistica, è stata una lezione di vita.
Ho imparato che il folklore non è spettacolo, ma identità. Che le tradizioni non sono musei a cielo aperto, ma culture viventi che si adattano e resistono. Che dietro ogni danza, ogni costume, ogni festa c’è una storia di sopravvivenza, di orgoglio, di appartenenza.
La playlist andina che ho creato dopo il viaggio ha più di 200 brani. Ogni tanto, quando la vita milanese mi stressa troppo, chiudo gli occhi e torno con la mente a quella terrazza sul Titicaca, al vento gelido dell’altopiano, ai sorrisi sinceri della gente di Puno.
Puno è quel tipo di posto che ti resta sotto la pelle. Non è amore a prima vista, è qualcosa di più profondo. È comprensione, rispetto, gratitudine per aver avuto il privilegio di essere accolto in una cultura così ricca e autentica.
Ho già prenotato il volo per tornare il prossimo febbraio. La Candelaria mi aspetta, e questa volta voglio ballarla dall’inizio alla fine, con il costume completo e il cuore pieno di quella gioia contagiosa che solo Puno sa regalare.
Se state pensando di andarci, fatelo. Ma andateci con il cuore aperto, con la curiosità di un bambino e con il rispetto di chi sa di essere ospite in casa d’altri. Puno vi cambierà, come ha cambiato me. E ne uscirete persone migliori.
Riguardo l’autore: Marco si dedica a condividere esperienze di viaggio reali, consigli pratici e prospettive uniche, sperando di aiutare i lettori a pianificare viaggi più rilassanti e piacevoli. Contenuto originale, scrivere non è facile, se serve ristampare, per favore nota la fonte.